A seguito delle recentissime modifiche normative apportate dalla Legge di Bilancio 2018 cambierà dal 01.01.2018 le modalità di tassazione degli utili e assimilati percepiti da persone fisiche residenti e corrisposti da società di capitali italiane.
Riassumendo, la normativa attualmente in vigore prevede la differenziazione di tassazione a seconda che il percettore sia socio qualificato o non qualificato. Si ricorda che è socio qualificato colui che detiene più del 20% dei voti in assemblea o più del 25% del capitale sociale per le società chiuse ovvero non quotate, mentre lo è chi detiene il 2% dei voti o il 5% del capitale nelle società aperte ovvero quotate in mercati regolamentati. Viceversa chi non supera tali parametri è considerato socio non qualificato.
Il socio qualificato, attualmente deve dichiarare il proprio reddito da capitale all’interno del Modello Redditi dell’anno di competenza rendendolo imponibile ai fini IRPEF per una quota pari al 58,14% (per gli utili prodotti nel 2017) ovvero pari al 49,72% per gli utili prodotti tra il 2008 ed il 2016, e una quota pari al 40% per quelli prodotti ante 2007.
Il socio non qualificato, invece, subisce una ritenuta pari al 26% sull’importo complessivo del reddito percepito. Tale importo non deve essere inserito in dichiarazione in quanto tassato in via definitiva e pertanto non fa “cumulo” con altri eventuali redditi.
A seguito delle novità, il legislatore vuole omogenizzare la tassazione per entrambi i tipi di soggetti, applicando una imposta pari al 26% sugli utili e assimilati percepiti. Dunque, gli utili maturati dal prossimo 01.01.2018 la tassazione sarà flat al 26% sia per i soci qualificati che per i soci non qualificati.
Le nuove misure come impatteranno sulle tasche dei contribuenti? Ribadendo che nulla cambierà per i detentori di partecipazioni non qualificate, simulazioni alla mano la nuova tassazione comporterà per i soci qualificati:
- un miglioramento per i redditi sopra ai ca. 75.000 €/annui, dove l’effetto dell’aliquota marginale Irpef si fa sentire in modo pesante.
- un peggioramento, per converso, per i redditi inferiori a ca. 75.000 €/annui.
Gli utili ante 2018 ancora non distribuiti, come verranno tassati?
Questi continueranno ad essere tassati con le vecchie regole ma solo se la delibera sarà datata successivamente al 01.01.2018. Stando al tenore letterale della norma, quindi, risulterebbero subito tassabili al 26% gli utili maturati e deliberati, ad esempio nel 2017 ma effettivamente pagati nel 2018. La norma sembra priva di coerenza logica ed economica e pertanto si spera che si intervenga con un chiarimento normativo o di prassi nel più breve termine possibile.
In conclusione, ad avviso di chi scrive, la norma sembra essere pensata per soddisfare esigenze di gettito erariale più che per perseguire importanti e nobili principi di equità e di proporzionalità dell’imposta. Il risultato finale sembra essere quello di penalizzare i contribuenti con fasce di reddito medio/basse a favore di quelle medio/alte.